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Alfabeto dei pesci.

AGUGLIA




Fisionomia:

Ha un corpo allungato e compresso, la linea laterale è posta sul ventre, la pinna dorsale e la pinna anale sono situate  indietro; non ci sono pinnule, né dietro la pinna dorsale, né dietro quella anale. Il dorso varia dal blu scuro e sfuma nell’azzurro sui fianchi, che sono argentati; il ventre è giallastro. L'ossatura della colonna vertebrale  verde e la vescica natatoria non è collegata con l’intestino. La sua lunghezza può superare gli 80 cm e pesare fino ad un chilogrammo. Caratteristica peculiare dell’Aguglia è la mascella, sottili e prominente, tanto da assomigliare ad un becco; la mascella inferiore è più lunga di quella superiore ed i denti sono grossi e di forma appuntita.

Habitat:
L’Aguglia è un pesce  che ama la compagnia e la si può incontrare in branchi di parecchie decine. Il suo ambiente naturale è l’alto mare, ma nella stagione  estiva, quando depone le uova, che grazie all'ausilio di filamenti si attaccano alle alghe del fondo, si avvicina alla costa e può essere  frequentemente incontrata dai sub. Naturalmente, le zone dove è più facile incontrarla sono le secche lontano dalla riva e le scogliere, basta che l’acqua sia limpida e non inquinata. A volte, specialmente nella stagione degli amori. 

Tecnica di pesca:
Una tecnica di pesca efficace, che personalmente utilizzo, è la pesca con galleggiante piombato dalla forma a "peretta" per effettuare lanci abbastanza distanti dalla postazione, una lenza libera, diametro  0,14 senza piombatura per far si che l'esca  rimanga quasi a pelo con la superficie dell'acqua, amo n° 14 a gambo lungo con ardiglione, canna da pesca bolognese dai 5,00 m in su.

Esche consigliate:
Gamberetto, cagnotto (bigattino), coreano.
(Le esche descritte sono quelle che utilizzo nella mia zona di pesca e possono variare).




Alalunga






Fisionomia:

Pur avendo le sembianze ed essendo parente del  tonno, il pesce Alalunga,si differenzia solo per la minore mole e per la lunghezza delle pinne pettorali,da cui deriva il nome.

Il corpo è affusolato, la coda molto sottile, le squame di tipo cicloide, dalle dimensioni più grandi nella parte anteriore, dove formano il caratteristico corsaletto. Le pinne dorsali sono due e la prima ha quattordici raggi spinosi; la seconda invece quindici raggi molli con i primi tre  semplici e gli altri forcuti. La pinna anale , ha le stesse caratteristiche della seconda dorsale ed entrambe sono seguite rispettivamente da sette-nove e da sette-otto pinnule. Come in tutti i tonni, la pinna codale è falciforme e le pinne pettorali presentano uno sviluppo accentuato: l’inserzione è anteriore a quella della pianta dorsale e l’apice supera la seconda dorsale.
La dentatura piccola e di forma conica. Molto sviluppato è il sistema circolatorio, infatti l’Alalunga ha una elevatissima temperatura corporea, che in certi casi può superare anche  la temperatura ambiente.Il colore è blu scuro sul dorso e biancastro sul ventre con una striscia azzurra iridescente che scorre sui fianchi; le pinne  grigie, la falce della caudale contornata da un caratteristico e sottile margine bianco, visibile sott’acqua, le pinnule sono giallastre quelle superiori e biancastre quelle inferiori. Può raggiungere il metro di lunghezza ed un peso  fino dieci chilogrammi, benché la media, per il Mediterraneo, sia di sette-otto chili.


Habitat:
L’Alalunga è un pesce che ama andarsene in giro per il mare in foltissimi branchi. Instancabile e grande nuotatore, raramente si avvicina alla costa perchè gradisce il blu e la tranquillità dell’alto mare. Soltanto alla fine dell’estate, cioè nella stagione degli amori, si lascia tentare da branchi di piccoli pesci che si avvicinano alla terra, seguendoli anche a grandi distanze da riva, altrimenti preferisce realizzare i suoi rapidi spostamenti a non meno di venti miglia dalla stessa. È comune in tutte le acque calde o temperate ed è molto facile da incontrare in mari come il Tirreno, il mar Ligure nei periodi che vanno da maggio ad ottobre, mentre è meno abituale in Adriatico.

Tecniche di pesca:

Considerate le sue abitudini ed il suo habitat , dalla barca: effettuando lo spinning con artificiali o anche col vivo, traina, vertical jigging (l'ho visto pescare anche così), drifting, subacquea.

Esche consigliate:

Artificiali: Piume, polipetti, rapala.
Vivo: Consiglio di innescare lo sgombro perchè rientrante nella dieta dell'Alalunga.
Altro: Sardina intera o pezzettoni (metà).




Aquila di mare



Fisionomia

L'Aquila di mare ha il corpo a forma romboidale ed è più largo che lungo. La coda,lunga ed affusolata, alla sua attaccatura ha due spine velenose. Le pinne pettorali hanno una forma ad angoli acuti e hanno il lato posteriore convesso. A prima vista potrebbe la si può scambiare per Trigone, più comune sulle nostre coste, ma esaminandola attentamente, si notano subito le differenze. La più evidente, oltre alla forma delle pinne, è il muso, dalla forma arrotondata e ben distinto, perché sporgente rispetto al resto del corpo a livello degli occhi, che sono situati ai lati della testa.
La dentatura disposta a mosaico su sette file e la pelle liscia e subito davanti alla spina caudale c’è una piccola pinna dorsale. Il dorso è bruno, grigio, verdastro o giallastro, in base ai luoghi dove l’animale vive. La coda è più scura ed il ventre biancastro.Può raggiungere dimensioni pari a  due metri di lunghezza, un paio di quintali di peso ed è molto diffusa sia in Mediterraneo, sia nell’Atlantico orientale, Scozia e occasionalmente sino alla Norvegia.

Habitat:

L’Aquila di mare è un ottimo e potente nuotatore che, a differenza di altri della sua specie, abbandona spesso il contatto con il fondo per librarsi in acqua libera, in veri e propri voli sfiorando la superficie, tanto che spesso balza persino fuori dall’acqua. I sui habitat ideali, restano i fondali di sabbia e di fango fino a trecento metri di profondità, quando è alla ricerca del cibo, per lo più molluschi e crostacei, che scova spostando la sabbia del fondo con le pinne pettorali o con il muso sollevando una vera e propria nuvola di sabbia dal fondale.

Tecniche di pesca:

La si può incontrare e quindi pescare sia in mare aperto che dalla costa e praticanto pesca subacquea. Le esche da utilizzare sono i molluschi come cozze, vongole e per sentito dire, qualcuno l'ha pescata anche con il cannolicchio.


Aragosta





Generalità:

L'Aragosta, può raggiungere i cinquanta centimetri di lunghezza ed i sei chilogrammi di peso. E' conosciuta  anche come Arigusta o Aligusta. Il corpo è completamente rivestito da una corazza che, sull’addome, si divide in segmenti collegati da una robusta  cartilagine. Possiede due lunghissime antenne e le zampe dotate da acuminati unghioni. Il dorso e la base delle antenne sono piene di spine, gli occhi sono posti alla sommità di peduncoli mobili. La coda si apre come un ventaglio per permettere il nuoto , che avviene a ritroso, come i gamberi. Il suo colore è rosso soltanto quando è ben cotta. Quando invece è viva, ed è nel suo ambiente naturale, è quasi viola con frequenti macchie bianche e gialle.
Nonostante il suo aspetto, l’Aragosta è un crostaceo tranquillo, che passa il suo tempo affacciata dalla sua tana guardandosi intorno e contando incessantemente tutte le protuberanze mobili che può muovere. L’Aragosta, infatti, è sempre in movimento e non capiterà mai a chi la incontra e quindi un subacqueo, di vederla assolutamente immobile. L’apparato boccale è di tipo masticatore e formato di un paio di mandibole e di due paia di mascelle che, muovendosi, contribuiscono a dare l’impressione di trovarsi di fronte ad un vero moto perpetuo. Non si conoscono con certezza organi  di tipo uditivi, ma probabilmente l’Aragosta ne sarà dotata e magari anche ben sviluppati. Infatti, essa ha la possibilità di produrre suoni, percettibili anche da un orecchio umano, sfregando l’uno contro l’altro alcuni suoi peduncoli. Se si ha qualche dubbio sull’udito, non altrettanto si può dire anche  per il suo olfatto, che è di gran lunga ben sviluppato. Basta mettere un po’ di cibo nelle sue vicinanze per accorgersene: occhi, zampe e zambette cominceranno a muoversi in  più freneticamente, senza possibilità di errore, che l’animale ha fiutato la tavola imbandita e che pertanto non sta più nella pelle per cominciare il pranzo appena servito. Pranzo che,a sua volta, per piacerle veramente, deve essere a base di echinodermi e di lamellibranchi, nella fattispecie, di ricci e di molluschi con la conchiglia bivale, come le ostriche e le cozze. Intorno alla bocca e su tutta la superficie delle sue  antenne,  ha sottili appendici peliformi: sono gli organi del tatto, molto sensibili.In primavera le femmine emettono numerosissime uova di colore rosa, che tengono con sé, ben protette sotto l’addome, fino al momento della schiusa che avviene all’inizio dell’inverno. La larva dell’Aragosta si chiama fillosoma, ha un corpo depresso, trasparente, occhi peduncolari e arti lunghi e sottili. Fa vita plantonica e, prima di raggiungere la maturità, deve passare attraverso vari stadi. È stato calcolato che un esemplare di medie dimensioni può produrre ogni volta circa centocinquanta uova, delle quali, però, ben poche riusciranno ad arrivare alla fine del ciclo della vita, che dovrebbe esaurirsi in una ventina d’anni circa. La sopravvivenza di una piccola Aragosta è infatti molto problematica: i pesci pelagici prima e quelli di fondo poi ne fanno ghiottissime scorpacciate, approfittando del fatto che il neonato è praticamente indifeso e in balia delle correnti.L’Aragosta, come tutti i crostacei, fa la muta e cioè cambia la sua corazza, pezzo per pezzo, man mano che cresce. Questo le permette di aumentare il peso da quando nasce a quando muore, anche se ciò le procura diverse preoccupazioni. La corazza nuova, infatti, ha bisogno di qualche giorno per indurirsi, esponendo l’animale agli attacchi dei nemici.

Astice



Fisionomia:

Ha il corpo completamente rivestito da una robusta corazza, due grandi e potenti chele, disuguali ma ugualmente temibili, due lunghe antenne che raccolgono gli organi del tatto, otto zampe che terminano con acuminati unghioni, sei antenne davanti alla bocca, un torace possente che, a differenza dell’Aragosta, é liscio, un addome robusto che termina con una coda a ventaglio. Il colore varia da un azzurro intenso marezzato di giallo o di bianco. La lunghezza può sfiorare i settanta centimetri ed il peso una decina di chili. Si nutre principalmente di pesci ed in particolar modo, di cefalopodi, con i quali, spesso, ingaggia furiose battaglie. La sua carne è prelibata e non ha nulla da invidiare a quella dell'Aragosta.

Habitat:

L’Astice vive in profondità variabili dai trenta ai cento metri, ma in estate si può trovare anche intorno ai dieci metri. Ha abitudini prevalentemente notturne e predilige i fondali rocciosi molto tormentati e solcati da profonde insenature e  cunicoli, entro i quali si nasconde durante il giorno. L’Astice è un animale forte, spavaldo ed anarchico. Non ama la compagnia, sta solo soletto rintanato nel suo nascondiglio e se qualcuno si permette di disturbarlo durante le sue meditazioni lo assale con furia brandeggiandolo minacciosamente con le sue enormi chele. È dotato di grande coraggio e spesso non si arresta nemmeno di fronte a nemici molto più grandi e più forti di lui. Il suo habitat preferito è rappresentato da grandi scogli isolati che si innalzano come castelli  su fondali fangosi, dove la luce del sole arriva difficilmente.

Tecniche di pesca:
Principalmente subacquea, ma anche dalla barca.

Bavosa




Fisionomia:

La Bavosa, ha il corpo  allungato e schiacciato lateralmente, con un profilo arrotondato e due  occhi grandi situati sulla sommità del capo. La bocca è molto grande e  presenta un grosso tentacolo frangiato sulle narici, sotto gli occhi. La pinna dorsale è continua ed il colore di fondo è bruno con particolari riflessi che possono variare dal giallo, verde o rosso. Sui fianchi troviamo alcune strisce verticali più scure che arrivano fin sulla pinna dorsale. Generalmente raggiunge una lunghezza di 20 centimetri, ma in certi casi sono stati trovati esemplari che raggiungono anche i 30 centimetri.

Habitat:

La Bavosa è un pesce che ama i luoghi con pietre di medie dimensioni e acque abbastanza basse: può vivere anche in un metro d’acqua. Si riproduce all’inizio della primavera e lascia il maschio a custodire le uova che ha deposto nelle fessure della roccia. Il maschio, per ossigenarle, crea sopra di esse una corrente d’acqua. Dopo un mese le uova si schiudono e a partire da metà estate i neonati  si stanziano sul fondo.


Tecniche di pesca:Dalla costa, dalla barca e subacquea.


Boga




Fisionomia:

Ha il corpo molto allungato coperto da piccole squame e sottili. La bocca è molto piccola  obliqua ed è rivolta verso l’alto. La pinna dorsale è continua ed è composta da circa 30 raggi,di cui, metà spiniformi e metà molli. Piuttosto piccole le pinne ventrali e anali, composte rispettivamente da 1 e da 3 raggi spiniformi e dai raggi molli. Gli occhi molto grandi e pinna caudale con una netta incisione al centro. La Boga, può raggiungere una lunghezza di 30 centimetri e un peso di circa mezzo chilo. La sua colorazione varia dal verde argentato del dorso al quasi bianco del ventre. Le pinne hanno lo stesso colore del dorso, tranne quelle ventrali che sono praticamente bianche. Sui fianchi, sotto la linea laterale troviamo quattro o cinque linee longitudinali di un bel colore dorato.

Habitat :

La Boga è un pesce molto comune e vive generalmente in branchi a media profondità. Spesso, si avvicina alla costa e lo si può trovare su fondi rocciosi e sabbiosi, ma più frequentemente su fondi molto ricchi di vegetazione, dove può arrivare anche a soli due metri di profondità. Si nutre principalmente di vegetali, di plancton e di piccoli crostacei. Il periodo di riproduzione va dalla fine della primavera a tutta l’estate. La riproduzione avviene in prossimità della costa e le uova dal diametro inferiore al millimetro fluttuano nelle acque. L’individuo giovane ha un caratteristico colore rosa salmone e l’età massima che può raggiungere è 15 anni.

Tecniche di pesca:

Dalla costa, specie se in prossimità di basse scogliere ricche di vegetazione, pescando ad un pelo dal fondo. Gradisce molto il bigattino ma anche il gamberetto (meglio se non sgusciato).
Dalla Barca.



Cernia



Fisionomia :


È un pesce molto robusto e possente, dal corpo ovale, compresso dai lati e dalla testa imponente. La mascella inferiore è leggermente sporgente rispetto a quella superiore e le labbra sono carnose e molto evidenti. I denti sono lunghi e aguzzi disposti su entrambe le mascelle. Il preopercolo ha il margine posteriore dentellato e l’opercolo tre corte spine. La pinna dorsale è lunga e divisa in due parti: la parte anteriore è dotata di robuste ed appuntite spine, la posteriore ha raggi molli. Le pinne pettorali sono larghe e la pinna caudale è arrotondata. La pinna anale è poco evidente ed è simile, alla seconda parte della pinna dorsale.
Il dorso è bruno, i fianchi sono leggermente chiari e il ventre è giallastro, come la parte esterna delle labbra. Il capo, il dorso ed i fianchi sono marezzati di giallo, di bianco o di arancione, a seconda degli esemplari. Le pinne sono scure ed hanno il margine più chiaro. L’esemplare qui descritto è una Cernia tipo, ma in realtà la colorazione di questi pesci varia moltissimo in funzione dell’habitat in cui vivono. La Cernia è infatti dotata di un mimetismo eccezionale ed il suo colore può assumere tonalità verde scuro se il fondale dove abita ha molte alghe, oppure quasi nero se frequenta grandi antri, o addirittura bianco se si trova sulla sabbia.La Cernia può arrivare a un metro di lunghezza e a una sessantina di chilogrammi di peso. Si riproduce in estate, quando abbandona gli abissi per risalire verso la costa. E’ carnivora e si nutre di molluschi, di crostacei e di pesci. Il suo piatto preferito è comunque rappresentato dal polpo, che insegue con ferocia e accanimento. Quando ne vede uno non gli dà tregua e a morsicate gli toglie a uno a uno i tentacoli, fino a quando il poveraccio non può più tenersi aggrappato alle rocce e viene inghiottito in un solo boccone. Per catturare i pesci per il pranzo, invece, la Cernia usa un sistema abbastanza singolare, ma decisamente comodo, da grande pigrona che è. La sua mole, di solito imponente, la condiziona non poco e poi non è dignitoso correre dietro ai pinnuti più piccoli, nemmeno se si ha fame. Allora la cernia adotta un sistema di caccia tutto suo: si sceglie un buco che si affaccia magari su uno strapiombo frequentato dai piccoli pesci di passo ed aspetta acquattata nell’ombra. Quando un pesciolino sprovveduto le passa a tiro, ignaro del pericolo, apre la sua enorme bocca ed aspira l’acqua come un’idrovora, succhiando letteralmente la preda nelle sue fauci.


Habitat :

Work in progress...

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